Realtà. Tutto parte da qui. Dalla definizione che abbiamo di essa e dalle infinite versioni che esistono di essa, tante quanti sono gli esseri viventi di questo pianeta.
Le aspettative derivano dalla versione che abbiamo della realtà, la nostra realtà che non è più o meno autentica di quella degli altri, ma è nostra e come tale non sempre coincide con ciò che accade intorno a noi.
Viene, quindi, da domandarsi se una realtà univoca, comune e condivisa esista. Tale realtà esiste oppure è un altro espediente necessario all’essere umano per afferrare l’inafferrabile, per appagare la necessità di spiegare?
Penso che una realtà unica esista e che sia costituita dall’insieme di tutti i frammenti di realtà di cui ciascuno è custode, una composizione fatta di complementarietà e non di differenze, di prospettive e non di verità, di condivisione e non di imposizione.
Per avere una visione sempre più ampia della realtà che ci circonda e di cui facciamo parte, quindi, ritengo sia essenziale porsi e porre domande, cercare ed ascoltare, accogliere ed estendere lo sguardo un passo più in là dell’orizzonte.
Cercare risposte per ampliare la prospettiva, per comprendere i motivi per cui le nostre aspettative non sempre si riflettono nella nostra realtà, per armonizzare l’interno con l’esterno e viceversa, per conoscere ed accogliere ciò che siamo e, per mezzo di questa consapevolezza, accogliere gli altri.
Un processo di integrazione delle sfaccettature che ci compongono è lo strumento per estendere il nostro orizzonte ed includere altre realtà per completare la nostra. Trasformare una realtà nella quale non ci riconosciamo significa trasformare le nostre aspettative e renderle coerenti con le opportunità del mondo che ci circonda e che ci fa da specchio.